Approvato dal senato il ddl concretezza
Misure fasciste per sorvegliare i controllare e lavoratori pubblici

Con il via libera del Senato diventa legge il cosiddetto “decreto concretezza” voluto dal ministro della pubblica amministrazione in quota alla Lega Giulia Bongiorno. In sostanza si tratta di un provvedimento che va ad inasprire, con misure di sorveglianza di stampo fascista, l'accanimento e la persecuzione verso i lavoratori del pubblico impiego.
Anche il governo nero Salvini-Di Maio non si è sottratto a questa specie di “sport nazionale” praticato da alcuni decenni da tutti gli esecutivi che si sono succeduti alla guida del Paese, e che ha visto distinguersi in particolar modo i governi Berlusconi e quello guidato da Renzi.
La misura di cui va più orgogliosa la ministra Buongiorno è sicuramente quella che prevede l'introduzione di sistemi di verifica biometrica dell'identità del lavoratore e della predisposizione di impianti di videosorveglianza degli accessi per impedire l'inosservanza dell'orario di lavoro.
Provvedimenti attuati dopo una martellante campagna contro singoli casi di “furbetti del cartellino”, orchestrata più o meno da tutti gli ultimi governi per giustificare il blocco dei contratti e dei salari che dura da 10 anni che ha svalutato il potere d'acquisto delle buste paga dei lavoratori del settore del 10%. I sindacati calcolano in 200 euro mensili l'alleggerimento subito dagli stipendi.
Al posto del tradizionale cartellino, si prevedono come nuove forme di accesso il riconoscimento delle impronte o la verifica dell'iride. Per ora viene stabilito solo il principio, rinviando la realizzazione vera e propria del meccanismo a un successivo decreto. Dalla novità per ora sono escluse la polizia, la magistratura, i prefetti ed anche gli insegnanti, ma non i presidi e il personale ATA.
Il punto ha scatenato lunghe polemiche in parlamento, ma i dirigenti scolastici saranno comunque chiamati al controllo biometrico. Gli stessi presidi hanno protestato per questo trattamento discriminatorio. Proprio loro, che in molti casi sono costretti a proprie spese a percorrere centinaia di chilometri per coprire più di una scuola perché non tutte, a causa dei tagli alla spesa, hanno questa figura professionale.
I lavoratori del pubblico impiego vengono ancora una volta messi alla gogna, accusati di essere “fannulloni”, trattati come dei criminali a cui prendere le impronte digitali, monitorati con le telecamere; per ora solo nei punti di rilevamento di entrata/uscita ma in futuro chissà.
Per verificare la situazione degli uffici, un “nucleo concretezza” di 53 unità vigilerà sul corretto funzionamento delle amministrazioni attraverso visite, sopralluoghi e proponendo misure correttive, quasi una task force antiterrorismo. Controlli polizieschi, accusano i sindacati, che si collocano al di fuori della legge. “L’introduzione dei controlli biometrici -sottolinea un comunicato della Flc-Cgil- è una pratica intrusiva della privacy degli individui che viola l’articolo 4 della legge 300/70, sulla quale si è espresso con un parere negativo in sede di audizione anche il Garante della Privacy che, richiamando anche la normativa europea, ritiene questo provvedimento del tutto ingiustificato, considerati i bassi tassi di assenteismo nell’intero comparto”.
Tutto questo ovviamente non ha niente a che fare con il miglioramento dei servizi sanitari, scolastici, sociali e della pubblica amministrazione, oltre a costare centinaia di milioni di euro (ne sono stati finanziati 35 solo per il 2019) alla collettività.
Come denunciano i sindacati non confederali SGB e CUB, “si tratta dell'ennesimo tentativo stantio di politiche vecchie, che vorrebbe additare i Lavoratori Pubblici come criminali responsabili del malfunzionamento e del taglio dei servizi ai cittadini, risultato invece evidente delle privatizzazioni e dello smantellamento di questi decenni”.
Basti pensare alla cronica mancanza di personale con un blocco delle assunzioni che va avanti da 25 anni, all'esternalizzazione di molti servizi a ditte private che utilizzano lavoro precario, ai mezzi obsoleti ancora in utilizzo negli uffici a causa dei tagli alla spesa messi in campo dal governo centrale e da quelli locali.

10 luglio 2019